domenica 5 gennaio 2014

STORIA DI UNA REGINA

Maria Antonietta nacque nel 1755 principessa ed arciduchessa, quindicesima figlia di Maria Teresa Imperatrice d’Austria e di Francesco 1 di Lorena.

                                    
Maria Antonietta all'età di sette anni. Dipinto di Jean Etienne Liotard

                                    
Martin Meytens - La numerosa prole di Maria Teresa e Francesco Stefano.
Maria Teresa ebbe 16 figli: tre morirono bambine e tre adolescenti.  Nel ritratto, del 1756, ci sono 12 figli: manca solo Massimiliano, mentre sono ancora vivi i tre figli adolescenti che moriranno negli anni ’60. Maria Antonietta è nella culla.

La casa reale degli Asburgo era la più antica casa regnante d’Europa e la giovane principessa godette dell’ambiente rilassato del Palazzo di Schonbrünn e dell’indulgenza dei suoi tutori, dei genitori, dei fratelli e delle sorelle.
La giovane Maria Antonia non fu adeguatamente preparata, come peraltro le sorelle Maria Amalia e Maria Carolina, al ruolo e soprattutto all’epoca storica in cui si trovò a regnare. Fu più sfortunata delle sue due sorelle, dovendo fronteggiare la più importante rivoluzione europea del 18° secolo, ma di certo, con l’istruzione ricevuta, imperniata sull’osservanza dei doveri religiosi e sulle continue raccomandazioni materne di non occuparsi mai di politica, era priva degli strumenti che le avrebbero forse permesso di comprendere meglio quello che stava accadendo in Francia.

                                                
                                        Maria Teresa e la giovane Toinette

Maria Teresa tra le sue molte doti, aveva l’abilità di sposare la sua numerosa prole in modo strategicamente conveniente per l’impero d’Austria all'insegna del motto "Gli altri fanno le guerre, tu, Austria felice, sposati ".
Maria Teresa per sua figlia combinò un matrimonio per cementare la nuova alleanza con la Francia che ella aveva concluso con Luigi XV. 

                                      
Maria Antonietta a quattordici anni nel ritratto ufficiale inviato a Versailles. Pastello di Joseph Ducreux del 1769.

                                          
                          Miniatura ufficiale del delfino Luigi Augusto inviata a Vienna.

Pertanto, Maria Antonietta dovette lasciare l’Austria in cambio del più prestigioso trono in tutta Europa. 
La Francia era allora la più potente nazione dell'Europa continentale, e il palazzo di Versailles il più opulento. 
Il 13 giugno 1769, venne dichiarato ufficialmente il fidanzamento di Maria Antonia. I dettagli per le nozze vennero elaborati minuziosamente per tre anni e alla fine, la dote dell'arciduchessa venne fissata per 200.000 corone e un valore medesimo in gioielli.
Maria Antonietta andò in sposa al futuro Luigi XVI appena quindicenne: il matrimonio venne infatti celebrato per procura a Vienna il 15 aprile 1770 e da quel momento Maria Antonia venne chiamata ufficialmente Marie-Antoinette, dauphine de France.
Il 21 aprile 1770,  la giovane lasciò definitivamente Vienna con uno sfarzoso seguito di cinquantasette carrozze, accompagnata dal consueto Promemoria, “da leggersi ogni mese”, e da " un’Istruzione particolare " che indicava il comportamento da tenere durante il viaggio. Ma di questo entrerò nel dettaglio in seguito.
Dopo due settimane di viaggio, continuamente elogiata ad ogni tappa, la delfina giunse a Shüttern, sulla sponda del Reno, opposta a Strasburgo. In un padiglione in legno, costruito appositamente per l'occasione, su una piccola isola sul Reno, si svolse la cerimonia della remise, durante la quale Maria Antonietta abbandonò gli abiti austriaci per indossare vesti francesi. La delfina lasciò definitivamente il seguito austriaco e venne accolta da quello francese, capeggiato dalla contessa de Noailles, da poco nominata "Gran Maestra della Casa della delfina".
Il corteo riprese la marcia verso Compiègne, dove la delfina era attesa dalla corte francese, fra cui il re Luigi XV, il delfino e il duca di Choiseul, che andò incontro alla sposa. Quando Maria Antonietta scese dalla carrozza, fu accolta e scortata dal duca di Choiseul, al quale rivolse queste parole: «Non mi scorderò mai che voi siete responsabile della mia felicità!»
Quando fu presentata al re di Francia, questi la definì deliziosa e commentò con tutti sul suo grazioso aspetto ben proporzionato, di cui egli molto si compiaceva.
I due sposi si incontrarono per la prima volta. Il delfino era diverso da come era stato descritto alla delfina: era goffo, sgraziato e già piuttosto pingue per la sua età. Nei dipinti inviati in Austria, era stato abbellito.

        
Le nozze vennero celebrate in forma solenne a Versailles, il 16 maggio. La giovane principessa non avrebbe potuto sperare in un matrimonio più prestigioso e la sua magnifica cerimonia non ebbe eguali.
Anche il popolo venne invitato a festeggiare la gioia della famiglia reale. Dopo cena, avvenne la cerimonia del coucher, a cui, per etichetta, doveva assistere l'intera corte. La coppia entrò nel letto e l'arcivescovo benedisse il talamo. Alla fine della cerimonia, la coppia venne lasciata sola, ma il matrimonio non venne consumato.

                       

La sua vita d’incanto raggiunse l’apice quando il vecchio re morì e suo marito divenne Re Luigi XVI nel 1774. Maria Antonietta, non ancora ventenne, divenne Regina di Francia.

                                  
              Maria Antonietta in un ritratto di Elisabeth Vigée Le Abrun (1778)

Maria Antonietta conduceva, tuttavia, una vita matrimoniale infelice. 
Luigi non era certamente quello che lei avrebbe desiderato. La devozione di lui per la caccia, per gli orologi e per la sua fucina, e la sua abitudine di alzarsi e coricarsi presto erano in contrasto con l’amore di lei per l’arte, la moda, la danza e la vita notturna di Francia. Mentre il Re Luigi XV, i fratelli di suo marito, Provenza e Artois, e altri a corte notarono subito la sua grazia e bellezza, il suo timido marito fu lento nel sostenere i suoi diritti matrimoniali anche perchè era molto sospettoso visto che era austriaca, i francesi, da sempre erano sospettosi nei confronti degli austriaci che non vedevano di buon occhio, infatti molti pensavano che fosse una spia. Ma da lontano, Luigi XVI, come gli altri, ammirava molto il fascino e il carattere di Maria Antonietta, e divenne in seguito un marito devoto, ma fu di poco conforto per lei durante i suoi primi anni in Francia.
Sospinta dalle lettere di sua madre, Maria Antonietta continuava a inseguire Luigi. 
Non riuscendo ad avere rapporti sessuali il loro matrimonio non potè essere consumato per sette anni.
Fu necessario l’intervento del fratello maggiore della regina, l’imperatore Giuseppe d’Austria, in un incontro a quattr’occhi con Luigi nel 1777, per convincerlo della necessità di un’operazione. 
Nel frattempo, la giovane regina soffriva in silenzio per le maligne insinuazioni di non essere capace di dare un erede al trono.
Oltre a sentirsi frustrata per i rapporti con suo marito, Maria Antonietta era infastidita dai doveri legati alla sua posizione. I giorni della giovane principessa e, successivamente, regina venivano trascorsi in eterni rituali di corte dettati da una rigorosa etichetta che risalivano a Luigi XIV.
La giovane regina si stancò presto di doversi continuamente esibire in pubblico secondo i requisiti della sua posizione e abolì la maggior parte dei rituali. Le mancava l’ambiente rilassato e libero di Vienna. Il suo dispiacere e il suo sarcasmo, diretti alle zie e ai membri più anziani dell’alta nobiltà furono notati e diventarono oggetto di commento.

" LA GIOIA DI VIVERE"
Maria Antonietta tentò di sfuggire alle frustrazioni coniugali e alla noiosa vita di corte, trascorrendo meno tempo a corte e circondandosi di una dissoluta combriccola, guidata da Yolande de Polignac e Thérèse de Lamballe. Elargiva costosi doni e posizioni a questi amici e, nel farlo, ignorava i grandi casati della nobiltà francese.
Con i suoi giovani amici, Maria Antonietta si gettò in una vita di piacere e spensieratezza. Si dedicò al gioco d'azzardo, ai balli in maschera a Parigi, agli spettacoli teatrali e alle passeggiate in tarda sera nel parco. 
Il suo circolo comprendeva il frivolo fratello più giovane del re, il Conte d’Artois, e piacenti giovani cortigiani come il Duca di Ligne, i Conti Dillon, Vaudreuil e Axel Fersen di cui si innamorò profondamente.
La giovane regina, con la sua bellezza e il suo stile, dettava moda in tutta la Francia e in Europa. La sua ritrattista Élisabeth Vigée-Lebrun elogiava il colore luminoso della sua carnagione, i suoi lunghi capelli biondo cenere e la sua figura ben proporzionata. Tutti facevano commenti sul suo portamento. Il paggio Tilly disse che camminava meglio di qualsiasi altra donna e, se si offriva una poltrona ad una donna, a lei si doveva offrire un trono.

                                           
Maria Antonietta suona l'arpa, circondata da un gruppo di nobili. Dipinto di Jean Baptiste Gautier Dagoty (1777)

                                          
                                           
                                              
Yolande Martine Gabrielle de Polastronduchessa de Polignac (Parigi, 8 settembre 1749 - Vienna, 9 dicembre 1793) fu la favorita di Maria Antonietta.
                                        
                                         
 Hans Axel Fersen (Stoccolma, 4 settembre 1755 - Stoccolma 20 giugno 1810) fu un conte svedese, Tenente Generale nel Regio Esercito svedese, Signore del Regno, diplomatico e statista. 

Alla regina piacevano stile e bellezza, ma la sua rinomanza nel campo della moda le costò cara. La regina spendeva in abbondanza per i propri vestiti ed ornamenti. Ogni anno eccedeva la somma destinata al suo abbigliamento, regolarmente pagata dal re. Gli eccessi dei suoi copricapi, delle piume e dei voluminosi vestiti furono oggetto di pubblico commento, di caricature e di tanto in tanto di ridicolo.

                                             

                                                           
           Maria Antonietta alla toilette con il parrucchiere Leonard e le dame.

Ma dopo la nascita della prima figlia e soprattutto con il primo figlio, decise di avere una vita più semplice preferendo occuparsi personalmente alla vita dei figli (cosa che suscitò chiacchiere) e abbandonando quasi completamente tutte quelle feste, giochi e spreco di soldi che era solita fare durante i primi anni di matrimonio.
La regina spendeva altrettanto abbondantemente per i suoi già menzionati amici e per il proprio divertimento, ma quando si ritirò al Petit Trianon volle avere vicino solo gli amici più stretti come Yolande de Polignac. 
Il Petit Trianon era un piccolo palazzo vicino a Versailles, donato a Maria Antonietta da Luigi XVI dopo la nascita della prima figlia, là, ella, fece apportare grandi decorazioni d’interni e ordinò la costruzione di un teatro per i suoi spettacoli e fece costruire anche un Tempio d’Amore nel parco e anche un tipico rustico viennese chiamato "Hameau" dove si divertiva a recitare la parte di una semplice mungitrice. Per maggior divertimento, furono prodotti vasi in porcellana di Sevres utilizzando come calchi gli abbondanti seni di Maria Antonietta (come si diceva fosse stato fatto per Elena di Troia). La fattoria fu provvista di pecore e capre profumate, ma la mungitura e altre incombenze venivano eseguite da servitori.

                                     

        

        

         

Mentre si avvicinava lo scoppio della Rivoluzione, aumentava l’invidia e l’odio nei confronti di Maria Antonietta. Molti a corte si erano sempre opposti all’alleanza con l’Austria, e si erano risentiti degli sforzi della regina di intercedere occasionalmente per cause austriache.
Il fratello del re, il Conte di Provenza, e suo cugino, il Duca d’Orleans, erano entrambi considerati più capaci di Luigi XVI. Entrambi erano gelosi del titolo regale di Luigi e del suo matrimonio con la bella Maria Antonietta.
Molti altri membri della nobiltà erano invidiosi nei confronti della regina e si sentirono insultati dal suo rifiuto dell’etichetta di corte, dalla sua preferenza per un piccolo circolo di amici e dalla preferenza a loro riservata. Pertanto, alcuni nobili insoddisfatti diventarono terreno fertile per la produzione d’infamie contro la regina. Costruirono e fecero circolare storielle scurrili sulla regina e sulla sua vita privata: alcune l’accusavano di prestarsi ad ogni sorta di atti sessuali con vari cortigiani e cortigiane (si metteva altresì in dubbio la paternità dei figli della coppia reale), e altre di inviare somme di denaro in Austria.

                                    
                                                            Caricatura contro la regina

L’AFFARE DELLA COLLANA
Intorno al 1784-85 abbondavano i racconti sulle stravaganze della regina, sulla sua dissolutezza e sui suoi vizi a sfondo sessuale. Fu a questo punto che l’Affare della Collana di Diamanti diventò un evento sensazionale che catturò l’attenzione dell’intera nazione.
L’affare mise insieme tre situazioni slegate tra loro, fondendole per mezzo della certezza ormai ampiamente diffusa della condotta immorale di Maria Antonietta. Per anni, una certa Madame de Lamotte, squattrinata discendente dell’antico nobile casato dei Valois, tramava per ottenere una posizione a corte. Nello stesso tempo, il Principe de Rohan, cardinale di Francia molto noto in società, soffriva per essere escluso da anni dal circolo personale di Maria Antonietta, e il gioielliere Boehmer era incapace di convincere Maria Antonietta ad acquistare una favolosa e costosissima collana di diamanti originariamente preparata per Madame du Barry, l’amante di Luigi XV.

                                 
Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois, contessa de La Motte (Fontette, 22luglio 1756 - Londra, 23 agosto 1791) 
    
                                          
Louis-René-Édouard de Rohan-Guéménée (Parigi, 25 settembre 1734 -  Ettenheim, 16 febbraio 1803)  
è stato cardinale, vescovo cattolico e diplomatico francese.
    
La Lamotte, che era una donna attraente e prosperosa, catturò l’attenzione di entrambi gli uomini e riuscì a convincerli di essere amica intima di Maria Antonietta. La Lamotte persuase Rohan del fatto che la regina voleva davvero la collana così Rohan acconsentì a fare da garante, così ottenne da Boehmer la collana che a sua volta la diede alla Lamotte che fece credere di averla consegnata alla regina ma che in realtà smontò vendendo i diamanti in giro per il Paese.
Mentre la regina si preparava ad interpretare il suo ruolo nella commedia di Beaumarchais “Le Nozze di Figaro”, che era stata recentemente messa al bando, Boehmer l’avvicinò per ottenere il pagamento e solo allora si scoprì l’arcano. Quando vennero a conoscenza dei fatti che stavano alla base dell’affare, entrambi, sia il re che la regina si adirarono con Rohan, perché questi aveva creduto che la regina arrivasse veramente a ricorrere ad un intermediario per ottenere una collana, soprattutto da lui che non gli aveva mai rivolto parola.

                               
                             
La collana venne realizzata dai gioiellieri parigini Boehmer e Bassange per la contessa Du Barry, favorita del re Luigi XV. Il suo costo era di 1.600.000 livres pari a circa 500 kg d'oro.

IL PROCESSO DELLA COLLANA
Il risentimento dei sovrani si rivelò disastroso. Il cardinale, il più alto prelato di Francia, fu arrestato il giorno della Festa dell’Assunzione nel bel mezzo della corte. In seguito, la regina pretese di essere vendicata pubblicamente e pertanto il re ottenne un processo davanti al Parlamento di Parigi.
Il processo fu un evento sensazionale per mesi, e i panni sporchi della monarchia vennero lavati davanti a tutta la Francia. Furono inclusi membri dell’alta nobiltà, ciarlatani, una prostituta che assomigliava alla regina e, soprattutto, la favolosa collana di diamanti e la regina stessa, che tuttavia non fu mai chiamata a testimoniare. Alla fine, la nobiltà sfidò l’intera nazione nell’Affare della Collana di Diamanti con l’assoluzione del Principe de Rohan dall’accusa di avere insultato la regina. A tutti gli effetti, secondo la sentenza del Parlamento dei Nobili, la regina era degna di tale insulto a causa della sua reputazione. Rohan poteva ragionevolmente credere che Maria Antonietta volesse usarlo come intermediario e alla fine prestare favori sessuali, in cambio di una collana di diamanti.
Quando fu annunciato il verdetto di non colpevolezza in un affollato teatro dell’opera di Parigi, si levò un enorme strepito e tutti i presenti si voltarono in direzione del palco reale. Maria Antonietta, in preda allo shock, se ne andò immediatamente alla sua carrozza, tra i fischi della folla.
Il tribunale condannò la Lamotte (che non godeva di influenze altolocate) che fu marchiata sulle spalle ed imprigionata. Suo marito, tuttavia, era riuscito ad evadere dalla prigione e lei stessa fuggì in Inghilterra. Da lì, si vendicò inventando e facendo circolare storie secondo le quali lei era veramente stata prima amica intima e poi l’amante lesbica della regina, la regina era insaziabile nei suoi desideri e aveva ricevuto la collana, e l’affaire era stato messo insieme per il suo divertimento. Per quanto la sua storia avesse del fantastico, ne circolarono migliaia di copie e venne ampiamente creduta. Così tanto che se la Lamotte non fosse morta nel 1793, sarebbe probabilmente stata testimone per l’accusa nel processo contro Maria Antonietta.

 "  MADAME DEFICIT "
Per ironia della sorte, proprio quando scoppiò lo scandalo della Collana di Diamanti e la popolarità della regina sprofondò nell’abisso, il passare degli anni e la maturità attenuarono il suo stile di vita. Luigi e Antonietta riuscirono ad avere figli ed ella partorì quattro volte su cinque. Dedicava ormai poco tempo alla vita notturna di Parigi e ne trascorreva di più con la famiglia ed i figli. Sebbene ancora graziosa ed attraente, una volta arrivata ai trent’anni, Maria Antonietta cominciò ad apparire più robusta e ad orientarsi verso colori più scuri.

                                  
 Ritratto di Maria Antonietta con la rosa, dipinto da Elisabeth Vigée Le Brun, 1783
  
                                  
Un ritratto di Maria Antonietta realizzato nel 1791 da Alexandre Kucharsky nuovo pittore di corte, dopo la fuga all'estero di Elisabeth Vigée Le Brun. 

La sua modista Madame Bertin iniziò a proporre una moda meno sfarzosa, pur tuttavia mettendo in evidenza gli ampi seni della regina. Nonostante quest’ultima continuasse a trascorrere molto tempo con Axel Fersen, Luigi era sempre più devoto alla sua bella moglie che adorava.
La vita personale di Maria Antonietta cominciava a diventare stabile, mentre lo stato in cui versava la Francia non lo era affatto.
Negli anni precedenti la Rivoluzione, i raccolti furono pessimi e i meno abbienti ne soffrirono. La regina mostrava il suo buon cuore e cercava di aiutare i poveri del suo paese: partecipava a recite a scopo di beneficenza (anche la sera in cui il verdetto del processo della Collana fu annunciato), e utilizzava il suo “hameau” per aiutare alcune famiglie bisognose. Tuttavia, le sue piccole azioni non vennero affatto notate da chi soffriva. Ciò che si ricordava era che la regina giocava a fare la mungitrice e la pastora nel suo ben curato “hameau” del Trianon, mentre i veri contadini morivano di fame.
La Francia sprofondava in enormi debiti ereditati da Luigi XV che Luigi XVI era stato incapace di saldare.
ÊIl debito del paese si era ormai trasformato in una crisi e l’ultima goccia fu il costoso aiuto prestato dalla Francia alle colonie americane, dal 1778 al 1783, impegnate in una guerra contro la Gran Bretagna per ottenerne l’indipendenza. Per cercare di ridare vigore alla popolarità della regina ed aumentare il sostegno a favore della monarchia, furono dipinti ed esibiti ritratti che mostravano la regina circondata dall’affetto dei suoi figli. 

                                        
Maria Antonietta passeggia nel parco di Versailles con i figli, Louis Charles e Madame Royale.     
Adolf Ulrich Wertmüller, 1785, Stoccolma, Museo Nazionale

Tuttavia, l’esercizio di propaganda reale ebbe risultati negativi e quanto i detrattori notarono nei ritratti i pomposi abiti della regina la soprannominarono "Madame Deficit".
Luigi XVI aveva quanto mai bisogno dell’appoggio della nobiltà in questo momento di impopolarità, che continuava ad aumentare sull’onda dell’Affare della Collana. Egli tentò di effettuare riforme necessarie attraverso una serie di ministri, cercando consiglio ogni volta da parte della sua regina, e infine chiamò un’assemblea di notabili per cercare ancora una volta di effettuare quelle riforme che dovevano rimediare alla crisi finanziaria. Luigi non era un sovrano energico e l’influenza di sua moglie suscitava risentimenti, il che non fece che indebolire la posizione della monarchia.

" GLI STATI GENERALI - 1789 "
Luigi e Maria Antonietta furono colpiti da una tragedia nel 1789. Il loro primo figlio ed erede, il Delfino, colpito da una malattia ereditaria agonizzante ed invalidante, morì nel mese di giugno a soli 7 anni. Questo fu il secondo lutto a colpire i sovrani, in quanto la figlia più giovane, Sofia era morta l'anno precedente, il 1786, pochi giorni prima dal 1° compleanno senza contare l'aborto che aveva avuto qualche anno prima, dopo il secondo figlio.
Durante questo nuovo dolore, la coppia doveva affrontare la crisi che ora minacciava la loro autorità e che avrebbe portato ulteriori tragedie nel seno di questa famiglia.

                                  
Maria Antonietta e i suoi figli. Il dipinto fu realizzato in occasione della nascita di Elena Sofia Beatrice, ma in seguito alla sua morte prematura venne modificato. Dipinto di Elisabeth Vigée le Brun nel 1787.

                                         
                                
Ritratto di Maria Antonietta realizzato nel 1791 da Alexandre Kucharsky, nuovo pittore di corte, dopo la fuga all'estero di Elisabeth Vigée Le Brun.

Incapace di obbligare la nobiltà ad effettuare le necessarie riforme finanziarie, il disperato monarca richiamò gli Stati Generali nel maggio del 1789. Era la prima volta in 175 anni che quest’organo di consultazione veniva richiamato. Tuttavia, era un evento unico perché dava rappresentanza alla gente comune, che poteva ora votare in qualità di uno dei tre Stati. Luigi lo fece per cercare di ottenere l’appoggio della borghesia (il Terzo Stato) per forzare le necessarie riforme.
I lavori degli Stati Generali non iniziarono sotto un buon auspicio, poiché le apparizioni della regina furono prima accolte con il silenzio e poi con grida di “Viva il Duca d’Orleans”, il corteggiatore che lei aveva disdegnato e che era ora un acerrimo nemico. Quest'atmosfera di ribellione era un segno di ciò che doveva seguire. 
La gente comune era scontenta del limitato ruolo del Terzo Stato che Luigi immaginava. Il Terzo Stato si autodichiarò Assemblea Nazionale e con il Giuramento della Pallacorda stabilì che non si sarebbe sciolto, fino a che la Francia non avesse una costituzione.

        
           Giuramento della Pallacorta

PRESA DELLA BASTIGLIA
Luigi mancava della volontà di spegnere questa ribellione, ma fu ripetutamente spinto all’azione da Maria Antonietta. La regina desiderava ardentemente conservare la monarchia assoluta ed era risoluta nella sua opposizione a riforme che avrebbero dato maggiori poteri alla gente comune.
Tuttavia, il popolo non voleva la soppressione del Terzo Stato, in previsione dei successi che si sarebbero ottenuti. A luglio, la folla assediò il palazzo degli Invalidi e ottenne rifornimento di armi da fuoco. 

        

La mossa seguente era quella di ottenere la polvere da sparo cosicché si sarebbe potuto difendere l’Assemblea in caso di bisogno. Si raggiunse questo scopo quando la folla attaccò un grande simbolo della monarchia assoluta, l’antica e famosa prigione fortezza della Bastiglia, che sovrastava il centro di Parigi.
Luigi mancò di risolutezza e la folla riuscì a prendere la Bastiglia. 
Il governatore della fortezza, che tentò di resistere minacciando di far saltare la polvere da sparo, fu ucciso dalla folla e la sua testa venne portata per la città su di una picca. Il popolo aveva ormai armi e munizioni. L’illegalità era prevalsa e nessuna azione era stata intrapresa dal re a titolo di risposta. 
Luigi si recò a Parigi per riportare la calma, ma nulla si fece contro coloro che avevano attaccato la Bastiglia.

       
    

La presa della Bastiglia turbò molto un certo numero di nobili che conoscevano il grado di povertà del popolo e temevano vendette, se il potere reale si fosse dimostrato inadeguato a controllare gli impulsi della folla. Membri di spicco della corte, tra i quali amici intimi di Maria Antonietta lasciarono il paese. Tra luglio e agosto se ne andarono il Conte d’Artois e Madame de Polignac e, in ottobre, la sua amica e ritrattista Madame Vigée-Lebrun.

Il palazzo reale di Versailles si trovava ad appena 20 miglia dal calderone ribollente di Parigi. Anche Maria Antonietta temeva la folla di Parigi e consigliò al re di riparare altrove in modo che egli potesse spegnere la ribellione da lontano, ma Luigi non volle lasciare Versailles.

La regina riuscì a persuadere Luigi ad aumentare il numero delle truppe dalle province, che si sperava sarebbero state fedeli alla Corona. Le azioni di Maria Antonietta non passarono inosservate. Il suo portamento fiero e quella che veniva percepita come la sua arroganza la resero il primo obiettivo di denigrazione da parte dei rivoluzionari. Nonostante gli sforzi di Maria Antonietta, il re fu riluttante a confrontare l’Assemblea dopo che nuove truppe furono richiamate perché Luigi non voleva aprire il fuoco contro il suo popolo. Durante l’estate, in un periodo che venne chiamato “la Grande Paura”, i contadini si rivoltarono in tutto il paese per paura che il re venisse spinto dalla regina e dal suo “comitato austriaco” a soffocare la rivoluzione. In agosto, fu pubblicata la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo con la quale si rinunciava ai titoli nobiliari, e il popolo affermava la propria posizione reclamando pari diritti contro una riaffermazione della monarchia assoluta.

 

       

" LA MARCIA DELLE DONNE "

Il 1°ottobre 1789, fu tenuto a Versailles un grande banchetto in onore delle guardie reali nel quale il vessillo reale e quello austriaco vennero applauditi, si brindò al re e alla regina quando apparirono e la coccarda tricolore del popolo francese venne calpestata. Storie sul banchetto e su orge cominciarono a circolare nei bassifondi di Parigi, in cui incombeva nuovamente la mancanza di pane.

I parigini ne ebbero abbastanza ed il 4 ottobre si riunì una gran folla per chiedere pane al re. Il giorno seguente, una folla composta principalmente di donne parigine marciò sotto la pioggia fino a Versailles per porre termine alle orge e domandare pane. Molte impugnavano coltelli e giuravano di usarli per "tagliare il bel collo dell’Austriaca" che era la fonte di tutti i loro problemi. "Sarei contenta di infilare questa lama fino al gomito nel suo ventre." Altre promettevano di tagliare vari "pezzi di Antonietta".

Raggiunta Versailles, esse incontrarono l’Assemblea ed ebbero una breve udienza con il re. Ancora una volta, la regina aveva desiderato di fuggire mentre esse avanzavano, ma Luigi non volle né partire né aprire il fuoco contro le donne. Quella notte, la marmaglia (forse con l’aiuto di agenti del Duca d’Orleans) trovò un’entrata priva di guardie e si diresse fino agli appartamenti della regina, che stava dormendo. Mentre gli assalitori imprecavano e dicevano di voler "uccidere la puttana austriaca", le due guardie della regina diedero la vita per salvarla. Madame Campan ed altre dame raccolsero in fretta biancheria e vestiti, e Maria Antonietta corse via dalla sua camera da letto letteralmente "mezza nuda" (secondo alcune versioni) riuscendo di poco ad eludere l’attacco. Il letto della regina fu fatto a brandelli.

 

       
      
         
            Donne in marcia su Versailles nell'ottobre del 1789

                                        

        

        

 " Il TRASFERIMENTO ALLE TUILERIES "
La regina si era salvata, ma la folla non era soddisfatta. Più tardi si chiese che il re e la regina apparissero al balcone e poi che i sovrani seguissero i dimostranti a Parigi. E così, Luigi e Maria Antonietta lasciarono Versailles per essere installati nel polveroso palazzo disabitato delle Tuileries a Parigi. Maria Antonietta non avrebbe più rivisto il suo amato Petit Trianon. Da allora in poi, il re e la regina sarebbero rimasti sotto il controllo dei comuni cittadini di Parigi e sarebbero stati vulnerabili ad attacchi da parte loro. I sovrani sapevano bene che il trasferimento a Parigi non era stata una loro scelta, e che non avevano il potere di annullare il volere della folla.

Nel 1790 e 1791, la rivoluzione sembrava essersi stabilizzata. Tuttavia, si cominciavano a spargere i semi della futura discordia e di una più violenta rivoluzione. L’Assemblea, ormai imbaldanzita, concesse ampi diritti al popolo, a spese della nobiltà e del clero. Si conferì valore legale a molte delle riforme, nonostante il veto del re. Luigi era particolarmente contrario al voto civile che veniva ora richiesto al clero cattolico romano.

 

       

" FUGA A VARENNES "

Molti nobili avevano lasciato la Francia e Maria Antonietta temeva per la sua salvezza ed autorità reale. Ella cospirò con quegli émigrés e cercò aiuto da parte di altri sovrani europei, tra cui l’imperatore d’Austria suo fratello. Dopo la morte del leader moderato Conte di Mirabeau nel 1791, ed ulteriori azioni da parte dell’Assemblea che violavano l’autorità del clero cattolico romano, Antonietta persuase il riluttante Luigi a lasciare la Francia.

L’amico e amante della regina Axel Fersen organizzò di tasca propria la carrozza necessaria, i falsi documenti di identità e i piani di fuga. La coppia reale fuggì da Parigi con i figli, tutti travestiti da comuni viaggiatori. Il re e la regina avevano insistito sulla necessità di viaggiare con tutti i comforts, e pertanto la loro carrozza si muoveva lenta e pesante. Cambi di cavalli si resero necessari e ciò attirò l’attenzione.


       
           Luigi XVI ritorna da Varennes (Jean Duplessis - Bertaux, 1791)

        

Durante un cambio, un attento patriota notò una donna attraente ma familiare che dava ordini nonostante fosse vestita da cameriera. Gli sembrò di riconoscere la regina e, da una moneta d’oro datagli come mancia, riconobbe il re. Jacques Drouet, questo il nome del patriota, si precipitò verso la piccola cittadina di Varennes e, una volta raggiuntala, avvertì la popolazione affinché si fermassero il re e la regina al loro arrivo. Questi avevano viaggiato per 200 miglia ed erano quasi vicino al confine franco-austriaco dove leali truppe erano pronte a portarli in salvo. Ma l’operazione non si potè condurre a compimento. Il re e la regina subirono l’umiliazione di essere riportati a Parigi con la forza, su strade polverose, nel corso dei successivi quattro giorni. Da ogni parte giungevano francesi che volevano vedere i famosi prigionieri e, in qualche occasione, assaltarli. Alcuni membri dell’Assemblea arrivarono in seguito e presero posto con loro nella carrozza già strapiena.

Quando arrivarono a Parigi, essi furono accolti dal più assoluto silenzio. Tutti gli uomini tennero il loro cappello in testa e al re non venne offerto alcun saluto o altro segno di deferenza. Gli stanchi viaggiatori erano coperti di polvere e di sudore. Mentre Madame Campan preparava il bagno per Maria Antonietta, la regina si tolse il cappello e il velo ed entrambe notarono che i suoi capelli biondi erano diventati completamente bianchi per la paura e i tormenti del viaggio.


        

" CADUTA DELLA MONARCHIA "

Dopo la disastrosa fuga di Varennes, Maria Antonietta lavorò in un primo tempo con il monarchico costituzionale Barnave per cercare di restaurare il prestigio reale. Tuttavia, l’odio per la regina era ormai salito a nuovi livelli.

Maria Antonietta cominciò di nuovo a cercare aiuto dall’estero per un intervento in Francia che restaurasse l’autorità reale. L’Austria e la Prussia minacciarono la Francia da parte della famiglia reale e la Francia dichiarò guerra a quelle potenze nell’aprile 1792, ancora una volta nonostante il veto del re. A giugno, il palazzo delle Tuileries fu invaso e saccheggiato dalla folla, al re e alla regina furono inflitti ridicolo ed umiliazione ma non venne fatto loro altro male. Nello stesso momento, si cercavano volontari al grido di "la patria in pericolo " e i Francesi furono chiamati a respingere gli invasori.

Nel luglio 1792, quando l’esercito prussiano invase la Francia, il Duca di Brunswick minacciò il popolo di Parigi che se fosse stato fatto del male alla persona del re o della regina, gli invasori avrebbero cercato vendetta sulla Francia. La proclamazione fu resa pubblica e fece grande sensazione nel paese.

Il 10 agosto 1792, il palazzo delle Tuileries fu preso d’assalto dal popolaccio, e il re e la regina si rifugiarono presso l’Assemblea. La famiglia reale fu installata in una piccola tribuna per la stampa, nel caldo soffocante e sotto le occhiate e i commenti della folla. In quella gabbia, sentirono i resoconti sulla caduta delle Tuileries e sul massacro di 900 guardie svizzere che erano rimaste per difenderli. Videro i tesori delle Tuileries ammassati sui banchi degli oratori, tra i quali vi erano carte, gioielli, e oggetti preziosi appartenenti alla famiglia reale. Ascoltarono i dibattiti e le votazioni con le quali si sospese e si pose fine alla monarchia. Fu dichiarata la Repubblica e la famiglia reale fu imprigionata nella fortezza del Tempio.

 

       
          Presa del Palazzo delle Tuileries (Jean Duplessis Bertaux, 1793)

       
           Arrivo della famiglia reale al Tempio

       
           La famiglia reale al Tempio
 
                                  
Madame Royale scrive le sue memorie nel giardino del Tempio con Madame de Chantereine, e Edward Matthew Ward.


" IL REGNO DEL TERRORE "

Altri aristocratici furono imprigionati nello stesso periodo. Quando le fortune dell’esercito francese sul campo comiciarono a vacillare, si levarono grida che incitavano ad uccidere i traditori all’interno del paese. Centinaia di aristocratici furono massacrati nelle prigioni nel settembre 1792. La vittima più famosa fu Madame de Lamballe, amica intima di Maria Antonietta che era ritornata a Parigi per assisterla in tempo di pericolo. La Lamballe fu portata dinanzi ad un tribunale e quando rifiutò di giurare contro la regina, fu fatta a pezzi dalla folla. La sua testa, i seni e gli organi genitali tagliati e montati su picche furono portati in processione fin davanti alla finestra della regina al Tempio. Il regno del Terrore era cominciato.


                                   
Maria Luisa Teresa di Savoia (Torino, 8settembre 1749 - Parigi, 3settembre 1792) nota soprattutto con il titolo di Principessa di Lamballe

                                     

       
            Rue du Roi de Sicile a Parigi dove la principessa Lamballe fu massacrata.

       
I massacri di settembre 1792. I rivoluzionari agitano come un trofeo la testa della Principessa di Lamballe, issata su di una picca.


La famiglia reale si trovava ora sotto stretta sorveglianza e, privata delle raffinatezze e dei servitori, era obbligata a vivere semplicemente, confinata nella fortezza del Tempio. Ma la loro pace non era destinata a durare.

Nel dicembre 1792, Re Luigi XVI fu portato davanti alla Convenzione Nazionale e processato per tradimento. Fu giudicato colpevole e, con voto segreto, condannato a morte. Nel gennaio 1793, Luigi XVI fu giustiziato dalla ghigliottina. Nei due anni che seguirono, migliaia di altri vennero processati davanti al Tribunale Rivoluzionario e allo stesso modo giustiziati dalla ghigliottina.

                                                                                                             

                                      
                                  
Luigi XVI nella Torre del Tempio, di Jean-François Garneray

        
 


         
             Sua Maestà Luigi XVI dà l’addio alla sua famiglia

  
         
Il Martirio di Sua Maestà Cristianissima Luigi XVI, Re di Francia. "Figlio di San Luigi, salite al cielo!”, gli dice il confessore, mentre gli sgherri rivoluzionari coprono la voce del Re con il rullare dei tamburi per impedirgli di parlare al popolo.


         


                                    
Anne-Flore Millet, marchesa di Bréhan (1794) - Ritratto di Maria Antonietta vedova Capeto. Tra le mani la regina tiene un libro dedicato alla storia di Maria regina di Scozia che fu anche sua antenata per parte di padre.

       

        
Il processo a Sua Maestà la Regina Maria Antonietta, nel corso del quale i rivoluzionari le rivolsero le accuse più calunniose e infamanti, incluso il presunto incesto con il figlio di otto anni.

" IL DESTINO DELLA REGINA "

Dopo la morte del marito, il figlio di Maria Antonietta fu strappato con la forza alle cure materne nel luglio 1793. La povera donna implorò che fosse concesso a suo figlio di restare ma non riuscì a cambiare la volontà dei ministri. Il ragazzino fu affidato alle cure del ciabattino e carceriere Antoine Simon, che ne curerà la rieducazione rivoluzionaria. Il ciabattino “istitutore” Simon abbrutirà l’erede al trono di Francia insegnandogli a bestemmiare, a pronunciare parolacce e a cantare canzoni oscene. Lo farà ubriacare, lo corromperà facendolo iniziare da prostitute, fino a indurlo a testimoniare contro sua madre e sua zia con l’accusa infame di aver intrattenuto relazioni incestuose con lui, lo obbligherà  ad indossare il berretto frigio dei sanculotti. Spingerà il povero bambino a inneggiare alla rivoluzione, alla decapitazione di suo padre e di sua madre, punendolo quando lo scopre di notte a pregare da solo nella sua cella. 


       

                                              
Maria Antonietta dietro la porta della sua stanza nella prigione del tempio cerca di sentire la voce del figlio sottrattole.

                                       

Nel settembre 1793, Maria Antonietta fu separata dalla figlia e dalla cognata. Ora chiamata "la vedova Capeto", Maria Antonietta fu trasferita nell’umida prigione delle Conciergerie, nella quale visse per mesi di solitario confino sotto la sorveglianza totale dei rivoluzionari, che ora controllavano ogni sua mossa. La prigione delle Conciergerie era l’anticamera della morte. In questa malsana prigione, ella perse molto peso e la sua vista cominciò a diminuire, ma non le restava molto da vivere.

Il 14 ottobre, la povera pallida donna fu svegliata in piena notte e portata al Tribunale Rivoluzionario. Il processo fu un orrore e la regina fu attaccata più come persona che come sovrana. Si obbligò perfino il suo bambino a testimoniare di abusi sessuali a cui lei lo avrebbe sottomesso. Davanti a quell’accusa, la regina, che aveva risposto coraggiosamente a tutto, disse: "Se non rispondo è perché non è possibile. Faccio appello a tutte le madri in questa sala."

Nonostante la sua eloquenza, il verdetto non fu mai messo in discussione. Come il re, anche Maria Antonietta fu giudicata colpevole.

La mattina del 16 ottobre Maria Antonietta, aveva soltanto 38 anni, vestita di bianco, venne portata fuori dalla prigione e fatta salire sul carro dei condannati a morte. Le avevano tagliato rozzamentei capelli fino alla nuca, e legato le mani dietro alla schiena. Aveva lo sguardo immobile e iniettato di sangue, sembrava una vecchia in abiti contadini, grigia e spettinata con le mani legate dietro la schiena. Fu trasportata su di una carretta tra i fischi e gli insulti della folla. Rimase seduta in posizione eretta e cerco' di conservare la sua dignità. Fino alla fine, Maria Antonietta mostrò un portamento e un coraggio da regina, nonostante le avversità. Così la ritrasse il pittore Jacques Louis David presente all’esecuzione. Salendo con tranquillità sul patibolo pestò involontariamente un piede del boia, “Pardon monsieur, non l’ho fatto apposta!” gli disse. E furono le sue ultime parole.


                                 
Sophie Prieur, 1793, Museo Carnavalet - Maria Antonietta imprigionata alla Conciergerie.

                                 
                                   Maria Antonietta alla Conciergerie - Alcide Boichar (1865)
                                      
       
           La Regina di Francia condotta alla ghigliottina
                                            
                                                 
                                                   Alexandre Kucharski, 1792, Versailles

Il dipinto a pastello venne eseguito alle Tuileries, ma fu poi lasciato incompiuto. In basso a sinistra è ancora visibile un colpo di picca inferto al quadro da un rivoluzionario. Molti dissero che all' epoca Maria Antonietta avesse perso molta della sua bellezza, ma il pittore polacco, ci mostra una donna che pare avere più dei suoi 38 anni, pero' ancora infinitamente seducente ed attraente.

                                      
Schizzo raffigurante Maria Antonietta sulla carretta diretta alla ghigliottina realizzato da David 

                                
Salendo con tranquillità sul patibolo pestò involontariamente un piede del boia, 
“Pardon monsieur, non l’ho fatto apposta!”

       
                                                 Era il 16 ottobre quando la sua vita finí 


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